SNO PRESS&MEDIA – LIX Congresso Nazionale SNO, intervista al Prof. Elio Clemente Agostoni


 

Buongiorno Professore, può spiegarmi l’importanza di un Congresso come quello di Stresa in questo momento in Italia?

Il momento storico, dal punto di vista delle Neuroscienze, è un momento veramente importante perché ci sono tantissime novità dal punto di vista dell’approccio diagnostico, dell’approccio chirurgico e per quanto riguarda l’approccio terapeutico, medico ed endovascolare. Parliamo quindi di tutte le tre componenti che sono rappresentate nelle neuroscienze, ossia la neurologia, neurochirurgia neuroradiologia, che stanno vivendo un momento importante. È proprio nell’ambito chirurgico c’è un avanzamento di alcune metodiche importanti, soprattutto sulle malattie vascolari, ma anche sui tumori e quindi procedure che non sono solo la chirurgia a cielo aperto ma anche di radiochirurgia ossia una chirurgia “Gamma Knife”. Si tratta di una chirurgia che invece che arrivare con il bisturi usa la radioterapia mirata che brucia le lesioni. Si tratta di una pratica esistente da qualche anno ma che si sta sviluppando, permettendo tante nuove opzioni. Nell’ambito della neuroradiologia la novità più importante è la cura del ictus acuto, e quindi la capacità di navigare nelle arterie con dei micro cateteri che raggiungono un trombo in una grossa arteria cerebrale e sono capaci di estrarlo dalla circolazione generale. Questo accade dopo che il neurologo ha fatto la prima terapia farmacologica, cioè ha usato dei farmaci che sono in grado di sciogliere questo trombo. Quindi prima la terapia medica poi la terapia endovascolare e i risultati, negli ultimi anni, sono eclatanti. Oggi siamo capaci di ridurre notevolmente della mortalità ma soprattutto la grave disabilità conseguente per i sopravvissuti. In questo contesto un Congresso come quello di Stresa è fondamentale perché il confronto deve servire per condividere esperienze. Ci sono alcuni ospedali che sono già molto bene attrezzati per poter offrire le terapie di cui ti ho parlato, ma spesso la possibilità di fornire delle reti ai cittadini dipende dalle singole regioni. Serve quindi una presa di consapevolezza verso la creazione di collegamenti virtuosi che possono permettere il trasporto e trasferimento di un paziente da un ospedale all’altro, per poter garantire una adeguata offerta terapeutica.

In quest’ottica, la SNO avendo al suo interno varie specialità può giocare un ruolo importante?

In questo contesto è fondamentale il Congresso Nazionale, dove le tre specialità si incontrano e costituiscono un tutt’uno dove è vero che il governo clinico di questi pazienti ce l’ha il neurologo, ma con la virtuosa collaborazione multidisciplinare può avvalersi dei due bracci terapeutici, medico ed interventistico, neurologo, neuroradiologo e neurochirurgo. È quindi molto importante incontrarsi perché il percorso del paziente è molto articolato in ospedali come per esempio accade al Niguarda, dove il paziente viene visto quotidianamente da varie specialità: se ha un tumore cerebrale viene operato dal neurochirurgo, poi torna dal neurologo per il follow-up e qualche volta fa la Gamma Knife quando c’è una recidiva del tumore; quindi è un percorso molto articolato all’interno di uno o più ospedali. Incontrarsi è quindi fondamentale per fare il punto non solo su un singolo aspetto. Il problema della medicina spesso è fermarsi su un singolo aspetto, mentre noi abbiamo la grossa fortuna che nelle nostre specialità perché le neuroscienze affrontano delle patologie d’organo. Io sono il direttore del dipartimento di neuroscienze di questo ospedale, e posso sottolineare l’aspetto fondamentale è il confronto affinché tutti gli attori di queste singole specialità confluiscono in un’unica grande casa delle neuroscienze dove si può conoscere al meglio il lavoro l’uno dell’altro.

Questa multidisciplinarietà di cui molti parlano in tutte le specialità mediche, è davvero tangibile e reale sul territorio italiano?

Purtroppo non è omogenea. La situazione qui al Niguarda e più in generale alcune esperienze Lombarde hanno dimostrato che si è riusciti a costituire all’interno del dipartimento dei percorsi virtuosi per i pazienti e che attraverso specialità come la neurologia o neurochirurgia la neuro rianimazione la neuroradiologia. Purtroppo, ripeto, non è così in tutta Italia e ovviamente l’incontro come quello del Congresso di Stresa può essere utile per portare un’esperienza positiva. Inoltre, oltre gli aspetti squisitamente scientifici, giustamente presente perché un congresso deve portare a presentare le ultime novità, esiste anche l’esperienza clinica che deve essere oggetto di confronto nella comunità medica, come è importante che contenga dei suggerimenti organizzativi che possano diventare la base per offrire la miglior cura possibile: se c’è una buona organizzazione l’esito del paziente migliora; se c’è una organizzazione carenze è carente l’offerta di cura. Verso questo aspetto mi preme sottolineare che per il congresso di maggio ci sono anche delle sezioni dedicate all’organizzazione della cura nell’ambito neuroscienze.

Neurochirurgia, neurologia e neuroradiologia; sono le tre specialità principali ma la SNO ha interesse di aprirsi verso altre specialità?

Guardi, oltre le tre specialità centrali nelle neuroscienze, può esserci un percorso che vede una nuova e più stretta collaborazione con la psichiatria. La questione del rapporto con la psichiatria è una questione storica: negli anni 70 con la legge Basaglia c’è stata la separazione netta tra la neurologia, che si occupa delle questioni delle malattie organiche, e la psichiatria, che si occupa delle malattie psichiche. Negli anni, questa divisione si è fatta più rigida e i punti di incontro sono pochi. Nella clinica e quindi da un punto di vista scientifico i punti di incontro sono molti, basta pensare per esempio ad alcune manifestazioni psichiatriche delle malattie neurologiche organiche, mi riferisco alle demenze per esempio, dove è chiaro che la competenza sui farmaci psichiatrici deve diventare anche appannaggio del neurologo. È importante quindi ritrovare una strada comune dove alcune questioni comunque vengono discusse e devono avere un rilievo sul caso clinico. Tra le due specialità è opportuno che ci siano dei momenti di incontro, delle verifiche comuni.

Dal punto di vista medico scientifico il confronto è fondamentale, ma quale è la politica della SNO per sostenere la ricerca e soprattutto la crescita dei giovani medici e ricercatori?

Da anni la SNO ha creato durante il Congresso Nazionale una sezione dedicata ai giovani medici e ricercatori. Nello spazio congressuale continueranno ad esistere tali sessioni, con un confronto tra giovani e meno giovani. Nel congresso di maggio per esempio ci sarà uno spazio importante che coordinerò io stesso per quanto riguarda le urgenze neurologiche. Questo sarà articolato da due giovani neurologi italiani che lavorano all’estero, ossia uno dagli Stati Uniti e l’altro della Germania, che porteranno le loro esperienze e i modelli organizzativi per la cura del malato neurologico critico. Alla fine di questo confronto nato dalla loro visione si creerà un’ipotesi di lavoro per la realtà italiana, che denota quanto sia importante per la SNO dare spazio alle nuove leve.