Evento focalizzato sulle nuove conoscenze acquisite in ambito biologico, diagnostico e terapeutico nello studio della Sclerosi Multipla. Come può essere rafforzato il bridge tra scienza e clinica? L’arsenale terapeutico oggi a disposizione per affrontare la Sclerosi Multipla consente, se correttamente impiegato, di cambiarne totalmente la storia naturale. Nascono però nuove problematiche, nuovi confini da superare per garantire insieme alla massima efficacia una accettabile sicurezza. Autoimmunità secondaria, infezioni “antiche” che si riattivano, “nuove” forme di encefaliti, rappresentano temibili drawbacks della terapia. Sono un rischio da accettare inevitabilmente? Accanto alla terapia ufficiale che crea opportunità ma anche preoccupazioni si insinuano le fake news. Messaggi distorti, arroganza di conoscenza sottraggono credibilità a quello che invece potrebbe esserci di utile e complementare ai trattamenti standard. Quale strategia adottare tra diffidenza tout court ed inesperta ingenuità?

Nel 1868 Charcot fece la prima descrizione clinica della Sclerosi Multipla. I150 anni che sono seguiti hanno portato innovazioni diagnostiche e raggiunto obiettivi terapeutici inimmaginabili, fino alla definizione di NEDA (not evidence of disease activity) l’obiettivo più ambizioso che si pongono le nuove terapie. Ai primi farmaci iniettabili, che con più di 20 anni di storia garantiscono una sicurezza accettabile, sono succeduti farmaci orali più maneggevoli ma non scevri da alcuni effetti collaterali. Insieme a questi ultimi sono entrati nel mercato i potenti monoclonali, alcuni dei quali in grado anche di funzionare su forme prima ritenute orfane di terapia. Accanto a tanti successi restano però dubbi aperti, problematiche non risolte, scelte sempre più difficili che il medico insieme al suo paziente si trova ad affrontare ogni giorno. La SM invade a 360 gradi la vita della persona colpita. Aliena le sue relazioni sociali, impone costrizioni in termini di libertà individuale e sociale, rappresenta con il suo carico di disabilità una spesa enorme in termini di risorse umane ed economiche. I trials degli ultimi 20 anni ci hanno insegnato che il trattamento precoce è un’ assicurazione prognostica positiva, ma non da’ la certezza di fermare la malattia. Ancora molti meccanismi patogenetici non sono chiari, ancora non abbiamo armi per bloccare la fase degenerativa della malattia. Lo scenario terapeutico è in continua evoluzione, nuovi farmaci sono in arrivo, molti algoritmi terapeutici sono in fase di validazione. I nuovi approcci sono destinati a riscrivere la storia della malattia, arrestare la degenerazione e riconsegnare al paziente una vita migliore. La scelta del farmaco sarà sempre più una sfida anche per il neurologo, che dovrà valutare sicurezza e potenza d’azione, individuare gli obiettivi raggiungibili e confrontarli con le aspettative del paziente. La discrepanza tra aspettative irrealistiche spesso alimentate da “fake news” propagate dal web e la realtà terapeutica,può aprire spiragli al canto delle sirene della “non-scienza”. I pazienti possono divenire facile preda di coloro che propongono soluzioni facili ed immediate, sempre propagandate come di alta efficacia e prive di rischi. Alcune recenti disavventure in tal senso hanno interessato anche il campo neurologico e sono fortunatamente in fase di risoluzione. Il confronto fermo ma aperto su questi temi è indispensabile al fine di consentire al paziente un’adesione informata al piano terapeutico. L’approccio deve coinvolgere il paziente al fine di ottimizzare la scelta terapeutica partendo dalla storia individuale di malattia, dai rischi che possono derivare dalla presenza di comorbità, dalla propensione individuale al rischio. La personalizzazione della scelta è l’elemento che deve caratterizzare l’attività assistenziale nei confronti della persona colpita da SM ed il contesto in cui questo processo si deve concretizzare, non può essere che il Centro Sclerosi Multipla, ove è possibile declinare al meglio la complessità dei processi necessari per minimizzare il rischio e massimizzare i benefici dell’intervento terapeutico.

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Pesaro, 29 novembre 2019