L’ictus è oggi una delle principali cause di mortalità e disabilità a livello globale, assumendo sempre più i tratti di una malattia cronica ad alto impatto socio-sanitario. Non può più essere considerato esclusivamente un’emergenza acuta, ma richiede un approccio integrato e continuativo, centrato sulla prevenzione, sul trattamento personalizzato e sul follow-up a lungo termine. In particolare, la prevenzione primaria, basata sul controllo dei fattori di rischio modificabili – quali ipertensione, diabete, dislipidemia, fibrillazione atriale, fumo, sedentarietà e dieta scorretta – rappresenta il principale strumento per ridurre l’incidenza dell’ictus. E’ altrettanto cruciale la riduzione del rischio recidive attraverso misure di prevenzione secondaria per cui il neurologo ha il compito di stratificare il rischio individuale e di monitorare l’evoluzione clinica, identificando precocemente disturbi cognitivi, affettivi e motori, che influenzano la qualità di vita e la compliance terapeutica. Tuttavia, queste strategie risultano ancora scarsamente valorizzate nella pratica clinica territoriale, dove potrebbe invece esprimere il suo massimo potenziale. In questo contesto, il ruolo centrale del neurologo ambulatoriale emerge con forza lungo tutto il percorso della malattia cerebrovascolare: dalla prevenzione fino al follow-up.

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Genova, 12 dicembre 2025

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