Brain Imaging Use and Findings in COVID-19: A Single Academic Center Experience in the Epicenter of Disease in the United States

SNO Approfondimenti

A cura di:
Marta Melis, Valeria Piras, Valentina Oppo, Luigi Cocco, Giuseppe Fenu (SC di Neurologia e Stroke Unit, Dipartimento di Neuroscienze, Azienda Ospedaliera “Brotzu”, Cagliari)
Bruno Del Sette (Unità di radiologia interventistica, Ospedale Maggiore di Novara)
Erika Erriu (U.O. di Neurochirurgia, Azienda Ospedaliera “G. Brotzu, Cagliari)

L’infezione da coronavirus (COVID-19) rappresenta un’emergenza sanitaria globale. Oltre alla nota sintomatologia respiratoria può avere anche manifestazioni neurologiche. In questo studio A. Radmanesh et. al hanno rivalutato tutti gli esami di neuroimaging dei pazienti risultati positivi ai test virologici. Nella loro casistica i reperti più frequenti sono stati una aspecifica microangiopatia della sostanza bianca (55%), presenza di infarto cerebrale cronico (19%) o acuto (5%) ed emorragia acuta (4%). La microangiopatia della sostanza bianca è risultata inoltre associata ad incremento della mortalità a 2 settimane. Tuttavia la scarsa prevalenza di tali reperti suggerisce non vi sia necessità di sottoporre a neuroimaging pazienti COVID-19 positivi in assenza di deficit neurologici focali.

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