Trombectomia nell’ictus acuto: numero di tentativi di rimozione del coagulo e outcome funzionale

SNO Approfondimenti

A cura di:
Valeria Piras, Valentina Oppo, Luigi Cocco, Giuseppe Fenu (SC di Neurologia e Stroke Unit, Dipartimento di Neuroscienze, Azienda Ospedaliera “Brotzu”, Cagliari)
Marta Melis (SC di Neurologia, A.O.U P.O. Policlinico Duilio Casula, Cagliari)
Bruno Del Sette (Unità di radiologia interventistica, Ospedale Maggiore di Novara)
Erika Erriu (U.O. di Neurochirurgia, Azienda Ospedaliera “G. Brotzu, Cagliari)

La trombectomia meccanica è ormai uno standard di cura nei pazienti con ictus acuto da occlusione di grosso vaso. Per questo trattamento così frequente, assumono un’importanza strategica non solo le caratteristiche tecniche dei device, ma anche della procedura, ad esempio il numero di “passaggi” all’interno del vaso per la rimozione del coagulo. Infatti, alcuni coaguli sono agevoli da rimuovere e la ricanalizzazione è ottenuta con un solo passaggio del dispositivo, mentre altri sono più resistenti e richiedono diversi tentativi. In questo studio gli autori hanno raccolto i dati di 419 pazienti da due registri prospettici, con lo scopo di valutare retrospettivamente i potenziali danni di più tentativi di recupero del coagulo. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a risonanza magnetica pre e post procedura per evidenziare lesioni emboliche in nuovi territori e l’eventuale crescita delle lesioni ischemiche. Queste variabili sono state correlate al numero di tentativi di rimozione del coagulo. L’outcome primario era l’indipendenza funzionale (definita con un punteggio mRs ≤2 a 90 giorni). Una buona ricanalizzazione è stata ottenuta dopo un passaggio nel 54% dei pazienti, mentre il 9% ha richiesto più di tre tentativi. Il tasso di emboli in nuovi territori era del 28% tra quelli con > 3 tentativi di recupero del coagulo rispetto all’1% in quelli con un primo passaggio riuscito. Anche la crescita dell’infarto e le emorragie intracraniche sintomatiche sono state maggiori nel gruppo con >3 tentativi rispetto al singolo passaggio (25 ml vs 10 ml e 10% vs 6% rispettivamente). L’outcome funzionale favorevole era meno frequente dopo >3 tentativi di recupero rispetto a un tentativo (42% contro 62%).
Questo studio analizza con la forza dell’evidenza un dato intuitivo: un maggior numero di tentativi di rimozione del coagulo è correlato ad un aumento della durata della procedura, al rischio di distalizzazione di eventuali frammenti e, in definitiva, ad un outcome funzionale peggiore. Questi dati pongono importanti questioni circa la necessità di insistere dopo il primo passaggio, specie in distretti non prossimali, sollecitando una maggior consapevolezza negli interventisti e neurologi vascolari dei rischi di più tentativi di recupero del coagulo.

 

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