Giornata Mondiale Ictus: quali sono i fattori di rischio nelle donne e come prevenire
In Italia si verifica un ictus ogni 3 minuti. Come riconoscerne i sintomi e come prevenirne l’insorgenza? Lo spiega il Dottor Semeraro con un focus particolare sulle donne.
L’ictus cerebrale è un’emergenza sanitaria cosiddetta “tempo-dipendente”: ogni minuto conta per limitare i danni al cervello e migliorare le prospettive di recupero. La buona notizia è che in larga misura prevenibile. Il primo passo è agire sugli stili di vita. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus che ricorre il 29 ottobre, scopriamo con il Dottor Vittorio Semeraro, responsabile SSD Radiologia Interventistica dell’Ospedale SS. Annunziata di Taranto e coordinatore del Gruppo Giovani SNO – Società di Neuroscienze Ospedaliere, perché colpisce soprattutto le donne e cosa si può fare per prevenire.
Ictus: l’incidenza in Italia
In Italia si stima una incidenza di circa 200.000 nuovi ictus ogni anno, in pratica si verifica un ictus cerebrale ogni 3 minuti. Le sue cause comprendono l’occlusione, in caso di ictus ischemico, o la rottura di un vaso cerebrale, quando si tratta di ictus emorragico. La maggioranza degli ictus, circa l’85%, sono ischemici, con conseguente perdita di ossigeno per le cellule nervose. È la terza causa di morte nel nostro Paese. Il 20% delle persone colpite da un primo evento cerebrale muore entro un mese, un altro 10% entro il primo anno. Secondo i dati del Senato della Repubblica 2023, i pazienti sopravvissuti convivono con esiti gravemente invalidanti.
L’ictus, infatti, rappresenta una delle prime cause di invalidità permanente nell’adulto, con costi rilevanti per il Sistema Sanitario Nazionale. Al contempo, il “carico invisibile” grava sui caregiver: familiari che spesso si fanno carico dell’assistenza quotidiana, della gestione delle terapie, dei trasporti e del supporto materiale ed emotivo.
Prevenzione e prospettive
«Si possono prevenire la maggior parte degli eventi di ictus. La chiave sta nell’agire su fattori di rischio modificabili: ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, dislipidemie, fumo, sedentarietà e obesità. È poi fondamentale l’azione immediata in caso di emergenza. L’acronimo F.A.S.T. è uno strumento di cui ogni cittadino dovrebbe essere consapevole. Sta per F come Face, ovvero la faccia cadente da un lato. A come Arms, che indica debolezza del braccio o difficoltà a sollevarlo. S come Speech, ovvero difficoltà nel parlare o nel comprendere il linguaggio e infine T come Time perché è fondamentale chiamare immediatamente il 118 se si notano questi sintomi. L’arrivo rapido in una Stroke Unit specializzata è l’unico modo per garantire l’accesso alle adeguate terapie di ricanalizzazione e massimizzare il salvataggio del tessuto cerebrale», sottolinea il Dottor Semeraro.
Ictus: esiste una differenza di genere?
«L’ictus è talvolta descritto come una patologia “più frequentemente femminile”. Questo è in gran parte dovuto alla maggiore longevità delle donne. Vivendo mediamente più a lungo (l’età avanzata è un fattore di rischio importante), sono numericamente maggiori le donne che subiscono l’ictus. Spesso presentano anche un rischio più elevato di esiti funzionali sfavorevoli, sempre dovuto a una maggiore fragilità derivante dall’età avanzata.
Tuttavia, il vero elemento di differenziazione risiede nei fattori di rischio specifici. La ricerca indica che le donne giovani sono “sproporzionatamente a rischio” di ictus ischemico rispetto ai coetanei maschi. Questo rischio è legato a condizioni ormonali e riproduttive, quali anticoncezionali orali (ACO) Estro-Progestinici, gravidanza e menopausa precoce, ovvero prima dei 42 anni. L’aspetto più pericoloso non è l’esistenza di un singolo fattore di rischio, ma la loro combinazione. L’associazione tra l’uso di contraccettivi orali combinati, il fumo di sigaretta e la presenza di emicrania con aura crea un’interazione ad altissimo rischio di ictus ischemico», continua l’esperto.
L’importanza degli stili di vita
«Secondo una ricerca l’84% del carico globale di ictus nel 2021 è stato attribuito a fattori di rischio modificabili. Questo dato trasforma la patologia da destino ineluttabile a una condizione prevenibile, ponendo una forte responsabilità sull’individuo. Aritmie, ipertensione non controllata, fumo, diabete scarsamente compensato, dislipidemia, sedentarietà, obesità e consumo eccessivo di alcol sono i principali fattori modificabili. Le linee guida di prevenzione raccomandano il controllo di questi fattori perché una gran parte degli ictus può essere prevenuta agendo proprio sugli stili di vita. Migliorare l’alimentazione, praticare attività fisica regolarmente, controllare la pressione e il colesterolo e trattare la fibrillazione atriale (quando presente) riducono significativamente il rischio. Per questo motivo, anche i medici di medicina generale possono fare tanto, prescrivendo gli esami di routine e rilevando le abitudini di vita e le patologie dei loro assistiti», conclude il Dottor Semeraro.
IoDonna – Corriere della Sera – Articolo di Angela Cotticelli