Alzheimer: approvato in Europa il primo farmaco che modifica la malattia

Alzheimer: approvato in Europa il primo farmaco che modifica la malattia. La SNO: “Serve una regia nazionale per non farsi trovare impreparati.”

Roma, 20 giugno 2025 – Con l’approvazione da parte dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) di un nuovo farmaco per la cura dell’Alzheimer si apre anche in Europa una nuova era terapeutica: per la prima volta, un farmaco è in grado di intervenire sui meccanismi biologici alla base della malattia, agendo sulle placche di beta-amiloide, una delle caratteristiche patologiche più rilevanti. Un secondo farmaco, è attualmente in fase di valutazione da parte delle autorità regolatorie europee. Entrambi sono già stati approvati negli Stati Uniti, in Giappone e nel Regno Unito.

“Questi sviluppi rappresentano una svolta scientifica attesa da decenni – dichiara Pasquale Palumbo, neo eletto Presidente della Società Italiana di Neuroscienze Ospedaliere (SNO) – ma pongono anche una sfida organizzativa rilevante per il nostro sistema sanitario, che deve essere pronto a ospitare e promuovere nuovi studi clinici, oltre che a sviluppare modelli operativi per l’adozione delle nuove terapie.”

Attualmente nel mondo sono circa 60 milioni le persone che convivono con una diagnosi di demenza. Le stime indicano che entro il 2050 una persona su 85 sarà colpita dalla malattia di Alzheimer. In Italia, si stimano oltre un milione di pazienti, con un impatto crescente non solo sulle strutture sanitarie, ma anche sulle famiglie e sull’intera società.

“Non possiamo affrontare questa nuova fase con strumenti vecchi. È il momento di costruire un modello di presa in carico integrato tra ospedale e territorio, con percorsi diagnostico-terapeutici chiari e omogenei in tutto il Paese” – sottolinea il Presidente SNO.

In questo scenario, il ruolo delle neuroscienze è più che mai centrale. La complessità clinica dell’Alzheimer e delle altre forme di demenza richiede competenze multidisciplinari avanzate, in cui le neuroscienze giocano un ruolo di primo piano sia nella diagnosi precoce, sia nella gestione della malattia e dei suoi effetti sulla persona. I professionisti delle neuroscienze ospedaliere sono in prima linea nei percorsi di presa in carico, dalla valutazione clinico-strumentale alla definizione dei piani terapeutici, fino al monitoraggio dell’evoluzione della patologia. È quindi fondamentale rafforzare la rete neurologica ospedaliera e territoriale, valorizzando le competenze esistenti e favorendo un approccio integrato tra specialisti, caregiver e servizi socio-sanitari. Auspichiamo, inoltre, uno scenario dove più opzioni terapeutiche saranno disponibili per i pazienti.

La Società Italiana di Neuroscienze Ospedaliere ribadisce l’urgenza di un confronto strutturato tra specialisti, autorità regolatorie e decisori politici, per definire un quadro condiviso che eviti disuguaglianze regionali, riduca i ritardi nella diagnosi e faciliti l’accesso alle cure. “Questi farmaci non sono la cura definitiva – conclude la SNO – ma rappresentano un primo passo concreto verso trattamenti realmente modificanti. Come comunità scientifica, abbiamo il dovere di sviluppare al meglio queste opportunità e di lavorare affinché, in futuro, nessun paziente venga lasciato indietro.”