Alzheimer: la nuova frontiera delle cure. Dopo Lecanemab, via libera dell’EMA anche a Donanemab. La SNO: “Servono organizzazione e sostenibilità per non farsi trovare impreparati”
Roma, 26 luglio 2026 – Dopo l’approvazione europea di Lecanemab, l’EMA ha espresso parere positivo anche per Donanemab, un secondo farmaco per il trattamento dell’Alzheimer nelle fasi iniziali. Si tratta di un nuovo passo avanti che segna l’ingresso dell’Europa in una nuova fase terapeutica, con trattamenti in grado di intervenire direttamente sui meccanismi biologici della malattia, agendo sulle placche di beta-amiloide.
“Questa seconda approvazione – commenta Pasquale Palumbo, Presidente della Società Italiana di Neuroscienze Ospedaliere (SNO) – conferma che la ricerca scientifica sta finalmente aprendo strade concrete per contrastare una malattia devastante per i pazienti, le famiglie e l’intera collettività.”
Attualmente nel mondo oltre 60 milioni di persone convivono con una forma di demenza. Le stime indicano che entro il 2050 una persona su 85 sarà colpita dalla malattia di Alzheimer. In Italia si contano oltre un milione di pazienti, con un impatto crescente su strutture sanitarie, caregiver e società.
Di fronte a queste innovazioni, però, si apre una nuova sfida: organizzare un sistema sanitario capace di accogliere il cambiamento.
“È il momento – prosegue Palumbo – di sviluppare modelli operativi concreti, con percorsi diagnostico-terapeutici chiari, integrati tra ospedale e territorio. L’appropriatezza delle cure dovrà sempre più conciliarsi con la sostenibilità, se vogliamo garantire la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale.”
In questo scenario, il ruolo delle neuroscienze è centrale. Le demenze richiedono competenze multidisciplinari avanzate, e i professionisti delle neuroscienze ospedaliere sono in prima linea nella presa in carico dei pazienti: dalla diagnosi precoce, alla definizione del piano terapeutico, fino al monitoraggio dell’evoluzione della patologia.
“Il mondo delle neuroscienze italiane e la SNO – conclude Palumbo – sono pronti a fare la propria parte, con senso di responsabilità e la competenza necessaria per fare in modo che ogni paziente riceva la cura migliore, nel momento giusto, garantendo sicurezza, efficacia e ottimizzazione dei costi.”
La SNO ribadisce infine l’urgenza di un confronto strutturato tra specialisti, istituzioni e autorità regolatorie, per definire un quadro condiviso che riduca le disuguaglianze regionali e faciliti l’accesso equo alle nuove terapie, evitando ritardi e frammentazioni nell’assistenza.